Se vediamo una palla sospesa nel vuoto, chi ci dice che non è un pallone enorme molto lontano piuttosto che una puntino sotto i nostri occhi? Il sistema visivo deve capire la profondità, la distanza lungo lo sguardo.
Quando dobbiamo percepire gli oggetti nello spazio usiamo spesso indizi indiretti. Ad esempio la grandezza relativa, considerando che proiezioni nell’occhio di oggetti lontani risultano più piccole deduciamo dall’immagine di un uomo che è la metà di quella di un altro che i due sono distanti lungo il nostro sguardo.
Altro indizio indiretto è la finezza dei dettagli, che si perdono con la distanza e ci informano così di quanto un oggetto è lontano. Il sistema usa anche indizi prospettici, come la convergenza di linee. É facile intuire che quest’indizi non bastano sempre perché come nell’esempio all’inizio potremmo avere a che fare con oggetti di grandezza ignota e vicini a noi, in modo da non poter usare indizi prospettici o di dettaglio. Subentra allora una particolare percezione animale, quella della stereopsi.
La stereopsi è la disparità retinica, ovvero quanto una stessa immagine è proiettata in posizioni diverse sulla retina. Questa dipende dall’angolo fra le proiezioni sui due occhi, che dipende quindi dalla distanza. Per ciò la stereopsi informa sulla distanza degli oggetti da nostri occhi, indipendentemente dalla loro natura.
Nelle prime aree visive, le prime della corteccia cerebrale a ricevere il segnale, esistono delle cellule binoculari che rispondono specificamente a certi gradi di stereopsi. Alcune risponderanno a una distanza angolare, altre a un’altra o a altra ancora, segnalando di fatto distanze diverse.
In questo senso possiamo parlare di cellule per la distanza. Un modo per ingannarle? Ne scrivo due. Uno è quello degli occhiali 3D al cinema, che distorgono leggermente l’angolo delle immagini creando una visione stereoscopica coerente con una profondità delle scene proiettate. L’altro sono gli stereogrammi. Queste immagini sono fatte per arrivare all’occhio con una disparità retinica coerente con la visione in profondità, quindi tridimensionale, di una certa figura. A patto che riusciamo a operare la fissazione adeguata. Per la figura sopra basta fissare all’infinito. Provate!
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